ANNA MARIA FERRARI
Vigolzone, Piacenza, 1945
Esordisce come pittrice ed entra nel Gruppo 83, formato
da 12 artiste donne. Da qualche anno ha abbandonato il cavalletto per
dedicarsi solo alla scultura. Tra le ultime partecipazioni, quella al
Palazzo Grasselli di Cremona (2001) e alla galleria San Lorenzo al Ducale
di Genova (2003).
Anna Maria Ferrari ha chiesto alla scultura di esprimere
quello che con le parole è più difficile dire. La nuda realtà di
un interno di donna. In terracotta prima e in bronzo poi, ha fissato
schegge di quotidianità disarmante: ragazze che si vestono, si
svestono, si pettinano, mangiano, leggono, danzano. Sono figure poetiche
e malinconiche, ma non nostalgiche. La nostalgia e il rimpianto per ciò che
non abbiamo più. La malinconia, la tensione verso qualcosa che
non conosciamo ancora. Queste figure, fissate nella stasi del movimento,
vibrano di una tensione segreta, inconfessata ma non certo inconfessabile:
una malattia dell'anima tenuta nascosta per pudore o scaramanzia. Una
malattia che si chiama amore.
SCHEDA BIOGRAFICO-CRITICA A CURA DI BEBA MARSANO
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