Una Fondazione per la Sardegna

.: Biografia Di GIUSEPPE CARTA

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La vocazione pittorica di Giuseppe Carta inizia a manifestarsi sin dall'infanzia, come egli stesso afferma: "Quando avevo undici, dodici anni, frequentavo un mio coetaneo che già da allora dipingeva. Mi meravigliava e allo stesso tempo mi affascinava la capacità di esprimersi di quest'amico. Iniziai anch’io a fare delle chine a soggetto musicale e da allora non ho più smesso."
Ancora adolescente rivela una forte passione per la musica. Decide così di iscriversi al corso di pianoforte presso il Conservatorio Nicolò Paganini di Genova.

Alla fine degli anni Sessanta, passa al Conservatorio Statale Antonio Vivaldi di Alessandria. Qui prosegue e ultima nel 1972, con esito positivo, gli studi in pianoforte e al contempo si dedica allo studio dell' organo e della didattica della musica.

GIUSEPPE CARTA
 

 

Dal 1973, non più come dipendente ma da libero professionista, inizia, nella parrocchia Sacra Famiglia e San Giorgio, varie attività artistiche. Prepara e dirige un coro di voci bianche e uno polifonico, esibendosi con essi in varie città. Sempre nello stesso anno intraprende l'insegnamento di educazione musicale nelle scuole medie inferiori e frequenta, quale allievo di interpretazione e lettura di spartito d'opera, i Corsi musicali estivi - Città di Varallo.

Poi, al principio degli anni Ottanta, "la grande rivelazione: 'la musica evapora, [...] la pittura resta. Un nuovo mestiere, dimenticando tutto il resto".
"Al linguaggio pittorico, mi sono concretamente avvicinato circa vent’anni fa", ricorda Carta, "quando, a causa della frattura di un ginocchio, rimasi a letto per un periodo molto lungo. In questa circostanza iniziai a dipingere con più assiduità.". E’, infatti, in questi anni che sposta i suoi interessi verso la pittura, "in un primo momento in direzione dell'astratto, poi verso il realismo". "Allora conoscevo l'opera di Kandinsky e la sua ricerca di nuovi moduli espressivi che nella pittura si traducevano in astrattismo", spiega l’artista, “ma conoscevo anche le sinfonie a cui egli si ispirava”.
Questo primo amore per la pittura non-rappresentativa, Carta pian piano lo sostituisce con un altro tipo di ricerca, sempre più indirizzata verso la rappresentazione del vero. A questo periodo appartengono alcune opere paesaggistiche e le prime nature morte. E’ la natura morta che predilige, a essa si dedica con grande passione fino a farne il genere da lui prevalentemente raffigurato.

Giuseppe Carta "esce allo scoperto come pittore, in ambito genovese, con una serie di personali e collettive nelle quali emerge progressivamente la sua ricerca, non della luce ma del suo riflesso"; oltre che a Genova espone in Sardegna e nelle città di Bologna e Ferrara.
In questi anni si dedica anche al cartoon d'autore e al giornalismo, rinunciando all’insegnamento al Conservatorio. Lavora per la collana Ivaldi Editore collaborando, tra gli altri, con Mino Milani, Hugo Pratt, Attilio Micheluzzi e Giacinto Gaudenzi alla realizzazione dei volumi Soldati di ventura e Storie di un altro evo e di altre realtà. Inoltre scrive, sporadicamente, sulle pagine culturali del quotidiano genovese "Corriere del Pomeriggio".

Nella seconda metà degli anni Ottanta, ancora molto legato alla musica, inizia a frequentare, presso l'Istituto Regionale di Ricerca Sperimentale e Aggiornamento Educativo di Genova, corsi di tecniche di musicoterapia, manifestando una forte sensibilità per i disagi e le problematiche che investono i portatori di handicap.

Nel 1988 approfondisce il discorso sulla musicoterapia e sulle valenze psicopedagogiche di questa disciplina; infatti si iscrive al Corso biennale di specializzazione polivalente, che conclude con una tesi dal titolo Elementi di musicoterapia e sindrome di Down in contesto scolastico.
A tale periodo risale l'incontro fra Carta e il gallerista genovese Rinaldo Rotta, che si rivela molto importante per la sua evoluzione pittorica, e con il quale si instaurò una profonda amicizia. "Fu un incontro che segnò profondamente il mio percorso artistico [...]. Rinaldo Rotta mi ha fatto capire la differenza fra un quadro d'arredo e un'opera pittorica."

Le opere che il pittore realizza alla fine di questo decennio sono chiaramente connesse alla sua prima formazione; di esse ricorda: "Erano legate a un' altra forma di comunicazione, la musica. La ricerca che allora conducevo era tutta volta a conciliare due linguaggi diversi, due mondi: quello pittorico e quello musicale. Molte tele prodotte in quel periodo le intitolavo Mozartiana, seguite da un numero progressivo. Esse erano ispirate al ritmo musicale delle sinfonie di Mozart, che io traducevo con un ritmo colorico. Si trattava di nature morte con un andamento apparentemente disordinato. In realtà, regnava un ritmo ben preciso. Sceglievo un certo numero di soggetti, di norma frutti, e facevo in modo che i colori seguissero un determinato ordine, proprio come le note che si rincorrono su un rigo musicale."

Gli anni che seguono sono quelli che portano Giuseppe Carta a fare "una scelta sia professionale sia estetica; ne sono frutto le esposizioni al Gran Palais e all'Espace Branly della Tour Eiffel, a cui seguono gli inviti delle gallerie Robin-Leaudouze e Caplain Matignon, sempre nella capitale francese. Vengono poi Ginevra, gli inviti a Gand e Londra e quindi ancora la Francia a Saint Paul de Vence (Galerie Vendôme); continua, intanto, il lavoro in Italia, soprattutto fra Emilia e Toscana".

E’ dai primi anni ’90 che Carta si dedica esclusivamente alla pittura abbandonando l’insegnamento. Trascura la scultura, una sua grande passione, che riprenderà alla fine degli anni ’90 realizzando alcuni soggetti bronzei.

Dal 2 al 14 marzo 1991 il Centro Culturale Pegliese organizza una mostra personale presso il club Amici dell' Arte a Pegli (Genova). Altre mostre personali del 1991 sono quelle realizzate al Centro
d'Arte Le Prigioni di Genova e al Palazzo Comunale di Locate, in provincia di Milano.

Dal 1992 espone le sue opere alla Galleria d'Arte Il Grattacielo di Genova; inoltre partecipa a numerose collettive a Palazzo Fieschi di Genova, La Telaccia di Torino, Forma e Colore di Genova, IterArte di Bologna, MaraMars di Milano, Galleria d'Arte Losano di Pinerolo, Galleria d'Arte Portofino di Portofino e per ultimo in Palazzo Gambacorti nella città di Pisa.

Il 1993 lo vede partecipare all'Arte Fiera di Bologna, mostra-mercato internazionale d' arte contemporanea. Nell'aprile dello stesso anno la galleria bolognese La Chiesa della Neve propone le opere di Carta e Miria Melandri. Seguono altre esposizioni, tra cui si ricordano l’VIII Mostra-mercato internazionale al Palazzo degli Affari di Firenze e la l04ª Exposition de la Société des artistes indépendants di Parigi. Dal 25 novembre al 2 dicembre un'importante personale intitolata Il fermo suono della luce, allestita nel Centro Culturale Pegliese, chiude il 1993. La mostra è accompagnata da un catalogo presentato dalla storica dell'arte Chiara Toschi Cavaliere.

Nel gennaio 1994 partecipa, ancora una volta, all’Arte Fiera di Bologna. Tra marzo e aprile espone a Sassari (La Fenice). A maggio prende parte, con Artstudio di Ferrara, a EuropArt, fiera internazionale dell'arte antica, moderna e contemporanea che si tiene a Ginevra, e inizia a collaborare con la Galleria Guidi di Genova.
Risale invece al mese di maggio la mostra dedicata al ventaglio negli spazi della palazzina Marfisa d'Este di Ferrara. Carta realizza per l' occasione, con la tecnica a olio, un ventaglio su tela, Gioco di biglie su ventaglio. In questa opera il pittore "coniuga con le trasparenze del vetro la leggerezza del ventaglio e il suo fruscio con la memoria del suono, il suo essere musicista e pittore".
Ancora nel 1994 "un fortunato incontro con lo scrittore Giorgio Soavi segna la svolta nella sua carriera". "Fu un incontro casuale", ricorda Carta, "avevo letto un suo libro Il quadro delle patate il quale ha per soggetto il pittore bolognese Wolfango Peretti Poggi, che io conosco. Decisi di telefonargli per complimentarmi e non molto tempo dopo ci siamo incontrati a Milano. Portai con me diverse tele per mostrargliele, ma, fra tutte, rimase colpito da una sola di queste, Grande soirée. Il soggetto di questo dipinto è una tavola lussuosamente imbandita. L’attenzione di Soavi era tutta volta verso i calici di finissimo cristallo che emergevano tra le preziose tovaglie e le raffinate ceramiche. Disse che non aveva più visto, ormai da tanti anni, vetri dipinti, poi mi chiese di vendergli il quadro. L'incontro fu determinante per la mia carriera e per le scelte che ne seguirono. Giorgio Soavi, infatti, mi invitò ad andare a Strasburgo al Musée de l'Oeuvre Notre Dameper ammirare i capolavori di un pittore alsaziano del Seicento, che dipingeva con grande maestria e ingegno il vetro." Soavi, dunque, "scopre una somiglianza tra le trasparenze dei bicchieri del pittore sardo e Sébastien Stoskopff. Gli consiglia [...] di compiere il miracolo, cioè di diventare un po' fiammingo e di non abbandonare la strada del pennello e della luce". " Affastellati in cestini di vimini dal realismo quasi inquietante, i bicchieri vanno crescendo di numero, accumulandosi anche disordinatamente sui fondi monocromi delle tele, esaltati, così, nei sempre più arditi e preziosi giochi di una luce dal magnetismo irreale."
Carta, seguendo le orme del maestro alsaziano Stoskopff, a partire dal 1994, per tutto il 1995 e parte del 1996 si dedica interamente alla realizzazione di tele raffiguranti, per l'appunto, nature morte feconde di luce emanata dai cristalli. Tali rappresentazioni trovano una scena ideale nella mostra allestita presso la Galleria Antonia Jannone di Milano dal 13 febbraio al 16 marzo 1996. A presentare il catalogo che accompagna l'esposizione, A tavola con Giuseppe Carta, è lo stesso Giorgio Soavi.

Al 1996 sono legati anche altri importanti avvenimenti. Sull'esempio di alcuni centri, sparsi in tutta Italia, Carta si fa promotore nel suo paese d'origine di un' importante manifestazione culturale, Banari Arte. L'obiettivo è quello di fare del paese una sorta di museo all'aperto grazie alle opere lasciate dagli artisti che di volta in volta vengono invitati, e creare una prospettiva turistica alternativa a quella delle coste sarde. Nell'autunno dello stesso anno, dal 28 settembre al 6 ottobre, presso il Castello di Pralormo (Torino) viene realizzata, su iniziativa dei conti Beraudo, la mostra intitolata Fragile, fragilissimo che ha per protagonista l'incanto diafano di vetri e cristalli. A brevissima distanza di tempo da quest'ultima esposizione, per iniziativa del Presidente della Provincia di Sassari, viene celebrato il decennale delle esposizioni di Carta con una mostra antologica itinerante Il peso leggero della luce dal 28 ottobre al 22 dicembre. Il curatore del catalogo, edito da Electa, è il noto critico d'arte Marco Goldin. I quadri sono esposti, in successione, prima nel Palazzo della Provincia di Sassari, poi presso il Centro Culturale San Francesco di Ozieri (Sassari), nella Torre Sulis di Alghero (Sassari) e, infine, nel Palazzetto Corda di Banari.

Il 1997 vede, ancora una volta, la presenza di Carta all' Arte Fiera di Bologna con la Galleria Antonia Jannone (così anche per le edizioni del 1998 e del 1999). Segue una mostra alla Galleria Forni di Bologna e alla Versiliana di Marina di Pietrasanta (a cura di Antonella. Pintor - La Solo Arte), dal 22 giugno al 28 settembre, espone a San Giovanni in Persiceto (Bologna) per l'ambizioso progetto culturale Arte & Città (catalogo a cura di Giuseppe Cardoni). Sempre nel 1997 Giuseppe Carta diventa presidente dell' Associazione Culturale Banari Arte. Fra gli ospiti di questa edizione compaiono anche i nomi del Senatore Francesco Cossiga e del pubblicitario Gavino Sanna. Dal 31 agosto al 30 settembre espone le sue opere a Basilea nella Galerie zur Hotstatt; infine si prepara per una collettiva alla Galleria d' Arte Rinaldo Rotta di Genova, che si tiene dal 12 dicembre 1997 al 3 gennaio 1998. La mostra, che s'intitola Cinque pittori della realtà, oltre ai tredici quadri di Carta presenta tele di Giorgio Balboni, Luigi Benedicenti, Paola Campanella e Jonathan Janson. Dall'8 all' 11 maggio prende parte con la Galleria Antonia Jannone a Miart nella città di Milano.

Nel settembre 1998 partecipa con la Galleria la Spirale di Milano all'Art Intemational di New York con due personali presso il Jacob K. Javits Convention Center (catalogo a cura di Jacob J. Convention Center) e presso il New World Art Center.

Dal 24 marzo al 24 aprile 1999, un’esposizione personale, La dinamica dei volumi inerti, anima la Galleria EloArt a Forio d'Ischia, Napoli (catalogo a cura di Teresa Coppa) e una collettiva, dal 10 luglio al 29 agosto, Sulle ali della seduzione; annovera la presenza delle interpretazioni del pennello di Carta nei Musei di Palazzo dei Pio a Carpi (Modena) *. Infine dal 27 ottobre al 12 dicembre Carta espone con successo una sua importante antologica intitolata La magia delle cose al Foyer del Teatro Lirico di Cagliari (catalogo a cura di Ada Masoero, edizione Mazzotta). Nello stesso anno una prestigiosa tesi di laurea dal titolo L’opera pittorica di Giuseppe Carta viene discussa da Maria Grazia Sassu alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari.

Il 2000 vede, ancora una volta, la presenza di Carta all’Arte Fiera di Bologna con la Galleria Antonia Jannone (così anche per le edizioni 2001 e 2002). Segue una mostra a marzo all’Expo Arte 21° Fiera Internazionale di Arte Contemporanea. Poi a luglio espone le sue opere al Museo Ca’ La Ghironda di Bologna in una mostra intitolata Neo Avanguardia: dagli anni ’50 ai ‘70 (catalogo a cura di Silvia Evangelisti, Fred Licht e Toni Toniato), da luglio a metà settembre è presente nell’importante rassegna europea della natura morta The annual still life Show 2000 dell’Albemarle Gallery di Londra (catalogo a cura della galleria), a novembre alla Galerie Azur di St. Paul de Vence, e infine a dicembre partecipa alla mostra intitolata Natura morta dal ‘900 ai contemporanei, tenuta alla Galleria Rinaldo Rotta di Genova (catalogo a cura di Rinaldo Rotta).

Nel 2001 sue personali sono promosse a Porto Rotondo e in Francia alla Galerie Azur di St. Paul de Vence. Nello stesso anno partecipa insieme a Ugo Attardi, Anna Maria Laurent, Mistral, Aligi Sassu e Gianni Testa, ad un’importante mostra al Castello Medioevale di Santa Severina a Crotone, e a fine anno una sua esposizione è allestita nella XXIV Edizione della mostra Cristallo tra le mura al Museo del Cristallo di Colle di Val d’Elsa (Siena).

Nel 2002 Carta partecipa alla mostra a fini benefici Foeminilia memorie ferraresi e invenzioni d’autore alla Palazzina Marfisa d’Este di Ferrara. Viene invitato ad esporre 14 tele, tra luglio e settembre, al The Annual still life show 2002 dell’Albemarle Gallery di Londra (catalogo a cura della galleria). A ottobre, nel Museo Teatrale alla Scala di Milano, viene invitato, insieme ad altri 14 artisti tra cui Emilio Tadini, Emanuele Luzzati, Luca Alinari, Ernesto Treccani, ad illustrare un prezioso volume d’arte dedicato alle opere del Maestro Giuseppe Verdi (pubblicazione a cura della Galleria La Solo Arte di Milano). Libiam ne’ lieti calici tratto dalla Traviata è la scena da lui illustrata. Il 2002 si conclude con la partecipazione di Carta alla mostra intitolata L’Arte a tavola la natura morta nell’immaginario artistico italiano promossa dal Comune di Piombino nella Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea.

Il 2003 si apre con un’importante antologica intitolata Visioni di Carta esposta nelle sale superiori dell’antico palazzo della Frumentaria di Sassari. La mostra, illustra, grazie alla visione di 60 dipinti, alla presenza dell’oggettistica che Carta impiega nel suo lavoro, l’ultimo ventennio della sua produzione artistica. Arricchita di nuove opere, la mostra viene poi presentata in autunno all’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, alla Galleria Stefano Forni di Bologna, al Consolato Generale - Istituto di Cultura di Amburgo e al Castello San Michele di Cagliari. E’ una grande e unica mostra itinerante, che prosegue nella primavera del 2004 all’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona e nell’autunno del 2005 a Montecarlo alla Maison dell'Amerique Latine de Monaco.

Visioni di Carta (mostra a cura di Antonella Pintor - La Solo Arte di Milano) ottiene in ogni sede un grande successo di pubblico e di critica.
Cristalli, porcellane, brocche disposte elegantemente quasi come dame ottocentiste in tavole sontuose e riccamente imbandite o in tavoli vecchi, tarlati e consumati dal tempo, composizioni con cipolle, limoni, zucche quasi a richiamare la cultura gastronomica del suo paese, libri, civette, sono i soggetti che animano le sue tele.

La ricerca dei volumi pieni degli oggetti e il proponimento di essi in realtà autentiche in atmosfere rarefatte pone l’opera pittorica di Carta in una visione quasi scultorea. Ed è così che appaiono come autentiche protagoniste le sue sculture: germinazioni della vita con duplice valenza di natura e origine di se stessa. Sculture traboccanti di realismo e colore dove al semplice racconto di un frutto si accompagna una grande carica simbolica di realtà doppie e inattese visioni.

Sempre nel 2004 partecipa alle fiere-mercato di Bolzano con la Galleria Magenta di Milano, di Padova e Palermo con La Spirale 2000 di Milano, di Reggio Emilia con la Galleria Stefano Forni di Bologna, inoltre sue esposizioni sono promosse nelle gallerie Mentana di Firenze, Magenta di Milano, Azur di St. Paul de Vence. A fine anno partecipa alla II° edizione di Stanze di Eros: l’erotismo nell’immaginario artistico contemporaneo promossa dalla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Piombino, ed è presente a Sarajevo nella mostra Più unione in Europa tra fertili utopie e realtà.

Nel 2005 partecipa alla mostra Industriale Arte in fabbrica allestita all’Exma’ di Cagliari, dove propone il trittico Metamorfosi della luce: “accostamento raffinato di cesti, tavolini e lampade di recupero, reperti di archeologia industriale provenienti dalla fabbrica di Fiume Santo” (Angela Sanna dal catalogo della mostra).

Nel 2006 le sue opere sono oggetto di importanti mostre internazionali quali Sedici sguardi una rassegna. Sardiniae Corpus Sardiniae Figura. Discovering Sardinian Painting (Brisbane, Sydney e Melbourne – Australia) e Filo conduttore all’Istituto Italiano di Cultura di Tripoli, una sua personale viene organizzata alla Galerie Alexandre Leadouze di Cannes, mentre in Italia è la Galleria Art&Co Arte Preziosi di Parma, con la Spirale 2000 di Milano, a promuovere una sua mostra.

Il 2007 si apre con un’importante personale Libiam ne’ lieti calici al Museo Archeologico e Storico Etnografico delle Tenute Sella & Mosca di Alghero, alla quale segue una grande antologica I seducenti percorsi della luce al Complesso Museale Francesca Sanna Sulis di Muravera (Cagliari). A presentare il catalogo che accompagna la mostra è lo storico e critico d’arte Luciano Caprile.
Seguono altre sue esposizioni al Magic Market Place di Las Vegas e all’Hidden di Santa Monica, California.
Chiude l’anno e prosegue nel 2008 la grande mostra antologica Vetro precario e fragile allestita nello scenografico e incantevole Palazzo della Reggia di Colorno di Parma. Cinquanta le opere selezionate tra dipinti e sculture che testimoniano l’iter creativo dell’ultimo ventennio dell’artista, a presentare il catalogo che accompagna la mostra è la storica e critica d’arte Rossana Bossaglia.

Nel 2009 il grande approdo alla 53ª Biennale di Venezia “Fare mondi”: Giuseppe Carta è selezionato e invitato dall’IILA Istituto Italo-Latino Americano e dalla Repubblica di Costa Rica nel Padiglione “Natura e Sogni” dove espone la grande opera “La rinascita della foresta dopo l’incendio”, una complessa installazione scultorea di 11 elementi in alluminio (fusioni a cera persa) e di ferro, che svolge il tema della rinascita della vita vegetale e animale che si manifesta dopo ogni catastrofe consumata in ambito naturale. Tiene conto di un antefatto di rovina da legarsi a un successivo processo di resurrezione, i nuovi frutti, scaturiti dal disastro ambientale, assumono forme armoniche disposte secondo l’ordine suggerito dal desiderio o dalla sollecitazione emotiva del momento, cantano l’allegria dei loro squillanti colori. Un imponente Asino argentato guarda lo spettacolo della rinascita e raglia di animalesca felicità, simboleggiando il trionfo della natura e la sua fertilità. Il destino dell’umanità si ritrova riflessa nella vita vegetale coi suoi ritmi rigenerativi che rimandano agli antichi canoni della fertilità e della ripetuta promessa di una rigenerazione. Le sculture lucenti di Giuseppe Carta rappresentano l’essenza esteticamente articolata di un simile concetto. La foresta, ovvero il mondo, deflagra o s’incendia a ogni battito di ciglia in qualche luogo più o meno segreto, più o meno ostentato dai media, e la rinascita appare sempre miracolosa. Eppure essa avviene con evidente fatica o con sublime dolcezza da tempo immemorabile. Il raglio dell’asino e l’ostentazione della sua potenza fecondatrice sono proprio i segni di brutale e spontanea ribellione che preannunciano la rinascita.

Il 2010 si apre con la partecipazione all’Arte Fiera di Bologna, una tra le più importanti fiere internazionali d’arte moderna e contemporanea del mondo, giunta alla sua 34° edizione.

Giuseppe Carta sa colloquiare magistralmente e magicamente con la “natura morta” traducendola in sorpresa metafisica. Le sue opere travalicano infatti l’impatto immediato di sapore iperrealista per entrare nel territorio dello spirito: la straordinaria perizia tecnica di Giuseppe Carta trova così un’efficace risposta nell’atmosfera in cui egli colloca gli oggetti: scenografiche tavole imbandite di luce, sottofondi scuri illuminati di cristalli e porcellane, oggetti sparpagliati o raccolti in ceste di vimini, e poi tovaglie, pieghe, ripiani, atmosfere fra il magico e il reale. In particolare la luce (e di riflesso l’ombra) diventa un obbligato transito emozionale, si trasforma in una sospensione del pensiero, si identifica nel preludio di un’attesa.
Per certe prerogative legate all’evidente risultato pittorico le sue opere possono rimandare ai grandi protagonisti del passato dal respiro europeo che hanno frequentato con successo tale genere artistico: pensiamo agli olandesi e ai fiamminghi del Seicento, pensiamo allo spagnolo Zurbarán e al nostro Baschenis. Attento lettore del nostro tempo, delle sue incertezze, delle sue inquietudini, delle sue contraddizioni, Giuseppe Carta diventa un funambolo di alta scuola che non teme di rovesciare o di inclinare i cristalli alla conquista di ardite trasparenze, sollecitando il rischio del bilico, l’azzardo inatteso. L’allegoria può trasferirsi quindi in quella sospensione sinfonica da lui ricercata sempre attraverso la luce e l’ombra (un armonico concorso di note e di pause nel suo personale spartito). Le sculture aggiungono sorpresa alla sorpresa perché l’estrazione delle forme dai dipinti diventa con Giuseppe Carta un esercizio di straordinaria seduzione visiva e tattile: Germinazione-mela, Germinazione-melograno, Germinazione-pera introducono nel bronzo, nell’alluminio e nel marmo il mistero dell’evento tridimensionale e l’incanto sigillato della perfezione.

Dopo un lunga permanenza prima in Toscana e poi in Liguria, Giuseppe Carta dal 1996 vive e lavora a Banari dove nel 2001 istituisce e dirige la Fondazione Logudoro Meilogu promotrice di grandi eventi internazionali. Da allora ogni anno l’ente svolge un ruolo determinante nella valorizzazione e divulgazione del proprio territorio grazie alla promozione di importanti percorsi espositivi a respiro nazionale e internazionale: “Dodici Miliardi per il 2030” di Enrico Baj, “Macchie Mediterranee: l’arte di Emanuele Luzzati tra originale e serigrafia” di Emanuele Luzzati, “Pittura e scultura dal 1930 ai giorni nostri dalla Collezione FLM”, “Da Giovanni Fattori ad Amedeo Modigliani. La scuola dei Macchiaioli. Dalla Collezione Pepi”, “Salvatore Fiume. Opere dal 1940 al 1997”, “Identità e differenze del ‘900. Da Morandi a De Chirico. Da Picasso a Basquiat”, “Classici splendori, passioni senza tempo. Dipinti tra Cinque e Settecento. Da Guido Reni a Van Dyck”, sono soltanto alcune delle grandi mostre-evento organizzate nelle sue sedi, un antico palazzo in trachite rossa del 1200 e una sede moderna con un nascente parco museale di 5 ettari. Le proposte della Fondazione non si limitano alla sola attività espositiva temporanea, ma ogni anno l’ente dedica alla sua collezione museale, che ad oggi si compone di oltre 400 opere, tra pittura e scultura, datate dal primo Novecento ad oggi, una mostra permanente.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Fare mondi Making Worlds 53ª Biennale di Venezia Esposizione Internazionale d’Arte
(a cura di Daniel Birnbaum e Jochen Volz), Fondazione La Biennale di Venezia, Marsilio Editori, 2009

Natura e sogni - 53ª Biennale di Venezia Esposizione Internazionale d’Arte Partecipazioni Nazionali - Padiglione IILA – Costa Rica
(IILA Istituto Italo-Latino Americano - Ambasciata della Repubblica del Costa Rica, curatori Padiglione “Natura e sogni” Francesco Elisei e Gregorio Rossi, catalogo a cura di Chiara Filippini), Edizioni Umberto Allemandi & C., 2009

Massimo del Chiaro. L’arte del bronzo (1949-2009)
(di Fonderia d’Arte Massimo del Chiaro, a cura di Antonella Serafini), Edizioni Monte Altissimo, 2009

La casa della civetta e altri racconti
(di Tonino Oppes), Edizioni Condaghes, 2009

Dal Novecento ad oggi nella collezione FLM. Artisti dell’Arte Contemporanea
(a cura di Giorgio Auneddu Mossa), Edizioni FLM, 2008

Il Museo di Arte Contemporanea Italiana in America. Arte e Cultura un ponte tra Italia e Costa Rica. San José, Costa Rica. Cancelleria dell’Ambasciata d’Italia
(a cura di Gregorio Rossi), Edizioni Bandecchi & Vivaldi, 2008

Giuseppe Carta. I seducenti percorsi della luce
(a cura di Luciano Caprile), Edizioni FLM, 2007

Giuseppe Carta. Vetro precario e fragile
(a cura di Rossana Bossaglia - Reggia di Colorno, Parma), Edizioni FLM, 2007

Identità e Differenze del ‘900
(a cura di Claudio Cerritelli), Edizioni FLM, 2007

La Grande Enciclopedia della Sardegna. La Biblioteca della Nuova Sardegna
(a cura di Manlio Brigaglia), Editoriale La Nuova Sardegna, 2007

Il tempo delle ciliegie
Edizioni Minerva Italica, 2006 (1ª edizione 2006, succ. ed. 2007,2008,2009,2010)

Sedici sguardi, una rassegna. Sardiniae corpus sardiniae figura. Discovering Sardinian painting
(a cura di Erica Monesi - Brisbane, Sydney, Melbourne), Edizioni FLM, 2006
Industriale ? arte in fabbrica
(testi di Angela Sanna e Luigi Agus), Genesi Gallery, 2005

Le stanze di Eros. L’erotismo nell’immaginario artistico contemporaneo
(a cura di Renzo Mezzacapo, Galleria Comunale di Piombino), Edizioni Felici Editore, 2004

Aldo Dente. Seducendo con l’arte. La collezione di ventagli dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
(a cura di Laura Oretti), Edizioni Comune di Trieste Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, 2003

Giuseppe Carta. Visioni di Carta
(a cura di Beba Marsano - Castello San Michele di Cagliari, Galleria Stefano Forni di Bologna, Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, Maison dell’Amerique Latine de Monaco di Montecarlo), Edizioni FLM, 2003

Il silenzio La parola. Sentieri dell’anima sarda
(di Paolo Pillonca), Edizioni Domus de janas, 2003

Vino pellite curas…. Il vino nell’immaginario artistico italiano
(a cura di Renzo Mezzacapo, Galleria Comunale di Piombino), Edizioni Felici Editore, 2003

Foeminilia. Memorie ferraresi e invenzioni d’autore
(a cura di Chiara Toschi Cavaliere e Anty Pansera), Edizioni Edisai srl, 2002

L’arte a tavola. La natura morta nell’immaginario artistico italiano
(a cura di Renzo Mezzacapo, Galleria Comunale di Piombino), Edizioni Felici Editore, 2002

15 Artisti per Giuseppe Verdi
(a cura di Franco Passoni), Edizioni La Solo Arte, 2002

The annual still life show 2002
(a cura di Albemarle Gallery, Londra), 2002

Dizionario degli artisti liguri. Pittori, scultori, ceramisti e incisori del Novecento
(a cura di Germano Beringheli), Edizioni De Ferrari Editore, 2001

Neo Avanguardie: dagli anni ’50 ai ’70 a Ca’ la Ghironda
(a cura di Silvia Evangelisti con testi di Fred Licht e Toni Toniato), Edizioni Cantelli Rotoweb, 2001

The annual still life show 2000
(a cura di Albemarle Gallery, Londra), 2000

Cumproadu. Imprentade. Fotografias
(di Salvatore Ligios, testi di Giuliana Altea e Marco Magnani), Edizioni Soter Editrice, 1999

Giuseppe Carta. La dinamica dei volumi inerti
(a cura di Teresa Coppa, Galleria Eloart, Forio d’Ischia), 1999

Giuseppe Carta. La magia delle cose
(a cura di Ada Masoero), Edizioni Mazzotta, 1999

L’opera pittorica di Giuseppe Carta
Tesi di Laurea in Lettere di Maria Grazia Sassu, Facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari, 1999

Cinque pittori della realtà
(a cura di Rinaldo Rotta, Genova), 1998

Palazzo Sarcinelli 1988-1998
(a cura di Marco Goldin), Edizioni Electa, 1998

Arte&Città. La pittura fra il tempio e i mercanti 1944-1997
(a cura di Giuseppe Cordoni con testi di Giorgio Celli e Toni Toniato), Edizioni Beccari Editore, 1997

A tavola con Giuseppe Carta
(a cura di Giorgio Soavi), Antonia Jannone Disegni di Architettura Milano, 1996

Giuseppe Carta. Il peso leggero della luce
(a cura di Marco Goldin), Edizioni Electa, 1996

Repertorio illustrato di artisti liguri
(a cura di Germano Beringheli), Edizioni De Ferrari Editore, 1995

Giuseppe Carta. Il fermo suono della luce
(a cura di Chiara Toschi Cavaliere), 1994

Il tempo del ventaglio. Memorie ferraresi e invenzioni d’autore
(a cura di Anna Maria Visser Travagli e Chiara Toschi Cavaliere), 1994

*(note tratte da M.G. Sassu, L’opera Pittorica di Giuseppe Carta, tesi di laurea in Lettere, Università di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, 1999)

PRESENTAZIONEPresentazione

OPEREOpere

 


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